E' la conclusione cui e' arrivato Geoffrey West, scienziato inglese emigrato in America, fisico interessato alla sociologia urbana.
Infatti West hadedicato i suoi sforzi a studiare le citta' e le leggi che regolano la loro crescita. L'oggetto del suo studio negli ultimi anni e' divenuto si moda - per la prima volta nella storia umana la popolazione urbana e' diventata maggioritaria- , al punto che l'amministrazione Obama ha istituito un Ufficio degli Affari Urbani.
POiche' non si e' ritrovato nelle analisi di economisti e urbanisti sull'evoluzuone del fenomeno, West ha fatto da se' e, da buon fisico, e' partito dall'analisi dei dati disponibili: ha raccolto gli open data del Census Bureau Usa, dell'amministrazione tedesca e delle pubblicazioni cinesi.
La prima conclusione a cui e' arrivato ha scandalizzato gli addetti ai lavori: lo sviluppo urbano puo' essere descritto da poche equazioni, costanti indipendentemente dal contesto cui vengono applicate, con una approssimazione dell'85%
A chi dimostra scetticismo, West risponde che se anche le leggi non coprono tutte le variabili, e' pur sempre importante che comincino a individuare delle costanti. Una di queste e' mutuata direttatmente da uno studio di un biologo degi anni 30, che West ha avvalorato con la sua ricerca : l'energia utilizzata dagli animali e' inversamente proporzionale alla loro taglia; un elefante, 10.000 volte piu' grande di un porcellino della guinea utilizza l'energia solo 1.000 volte maggiore.
Poiche' le citta' possono essere viste come organismi, esse vengono definite dalle infrastrutture. Il fisico inglese sostiene che esse realizzano grandi economie di scala. Se si considerano le loro infrastrutture, il raddoppio delle dimensioni di una citta' richiede solo l'85% di risorse. Cio' porterebbe a sostenere che le citta' sono centri di sostenibilita' rispetto ai piccoli centri, che in proporzione consumano di piu'. E' una conclusione paradossale, che lo stesso autore ridiemnsiona ridimensiona.
Per sostenere, pero', che il valore dei grandi centri urbani sta nelle interazioni fra esseri umani che rendono possibili. Con questo confendo valore scientifico alle tesi di Jane Jacobs, attivista urbana che sostiene che la qualita' urbana deriva dalla eterogeneita' delle relazioni che si creano nei suoi agglomerati. West ha analizzzato al solito i dati quantitativi,per giungere alla conclusione che il raddoppio delle dimensioni urbane determina un incremento di produttivita' del 15% per ogni aspetto misurato. Vale a dire sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi.
Il fenomeno viene chiamato "superlinear scaling".
L'effetto dell'aumento di dimensione nella citta' non gode della riduzione di energia proporzionale all'aumenti di taglia, come per gli animali, ragion per cui esso diventa sostenibile su scala urbana sono con l'accelerazione dell'innovazione.
Le tesi di West e dei cuoi collaboratori vengono contestate da altri studiosi. Ma West non si fa scoraggiare, anzi, tenta di estendere l'approccio anche alle corporation, che pero' mostrano comportamenti non lineari con la crescita. Ma, dice il fisico, questo dipende dal fatto che le citta' non possono essere governate, al contrario delle aziende. Come dire che il disordine e' piu' creativo della gestione manageriale. E' l'anarchia della crescita che mantiene vive le citta'
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