Uno degli elementi che hanno fattop grande il design italiano è stato lo stretto rapporto tra la creatività dei suoi protagonisti e un tessuto ampio di soggetti capaci di affinacarla e materializzarla attraverso la ricerca di materiali e una sapienza produttiva rara.
Con l'avvento del postindustriale l'attenzione alla figura artigiana è andata via via affievolendosi, sino quasi a scomparire schiacciata tra il protagonismo a volte esasperato del "creativo" e la massificazione della produzione standardizzata. Da qualche tempo, però, il processo ha subito un mutamento, e nuove riflessioni si sono fatte largo.
Stefano Micelli, su FirstDraft, riporta i temi del convegno che si è tenuto alla Fiera dell'Artigianato di Milano, un successo consolidato. Micelli conosce bene l'argomento, affrontato nel suo recente libro, e coglie alcuni aspetti innovativi nell'intervento di Giorgio Vittadini, in sintonia con la sua analisi.
In essi l'artigiano non è una figura residuale dell'economia postindustriale, bensì "rilanciano la figura dell’uomo artigiano come protagonista di una nuova stagione economica. L’esigenza di rimettere al centro dell’attenzione il fare come fulcro di un nuovo sistema di relazioni sociali e economiche attraversa oggi - con accenti diversi - il mondo dei maker americani (che scommettono su una nuova idea di innovazione attraverso il fare e la partecipazione) così come l’universo degli auto produttori che in Italia e in Europa provano a farsi spazio fra i grandi brand della moda e del design".
Per Vittadini ci sono 5 elementi che fanno dell'artigiano una moderna figura che produce valore economico:
- rifiuto della standardizzazione a fronte di una domanda che esprime la richiesta di prodotti sempre più personalizzati
- ricerca della bellezza. Il lavoro artigiano si pone l’obiettivo del bello prima di quello del profitto: in questo senso la bellezza deve essere intesa come rispondenza profonda alle aspettative del mondo in cui viviamo.
- il rapporto con la realtà. L’esperienza del reale non è semplicemente esperienza mentale: deve diventare capacità di essere presente nel mondo con la totalità dei sensi.
- l’innovazione, il lavoro artigiano non è folklore: è (o dovrebbe essere) alta tecnologia, rapporto costante con i nuovi materiali e con la ricerca.
- formazione. Se c’è un’”introduzione al reale” per i giovani, questo passaggio è sicuramente legato alla possibilità di acquisire un metodo artigiano.
Resta poi da risolvere il problema più rilevante, e cioè la necessità di una proiezione internazionale che non può non passare da forme di aggregazione, per aumentare la massa critica. Un segnale positivo è, da questo punto di vista, la ricostituzione dell'Istituto per il commercio estero.
Comments