Su nòva di oggi, Guido Romeo si occupa di editoria scientifica e del modello Open Access. L'editoria scientifica si sta orientando sempre di più verso il modello "aperto" nello scambio di contenuti, Si avvale dell'on-line per mettere a disposizione gratuitamente paper scientifici; tra questi PloS, BioMedCentral, arXiv.org, PubMedCentral che fanno del modello Open Access il loro elemento distintivo, in contrapposizione con Science e Nature, che hanno versioni di carta e poco materiale libero. L'UE e l'NIH (national Instutute of Health) americano si orientano nel rendere pubblcio l'accesso alle ricerche finanziate da loro; si allontanano i tempi di Reagan e del controllo (e limiti) sulla diffusione delle scoperte scientifiche. Le innovazioni si diffondono nelle comunità scientifiche, e lo scambio di informazioni tra pari è alla base della nascita di Internet. Il Max Plank Institute pubblica sul suo sito le ricerche finanziate, il Cern lo fa attraverso Elsevier, in Italia c'é Pleiadi.
Il modello Open Access è destinato a diffondersi, così come l'industria e il business hanno compreso che la collaborazione per l'innovazione (Open Innovation) è la strada del futuro.
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Siamo ciò che condividiamo
De Biase commenta l'idea di Leadbeater: "siamo ciò che condividiamo", dicendo che è solo una parte della realtà. Sarebbe meglio allargare il concetto a espressione e connessione, e quindi condivisione perché "impone un esercizio di introspezione e una ricerca di relazione che qualche volta conduce a un reciproco riconoscimentoi". Combinazione, ho appena letto il post di Quintarelli che segnala The Mojave Experiment di Microsoft, esempio concreto di come anche nel web 2.0 "il rischio di fare branco anche in rete c'è, eccome". Saggio ammonimento, che vale per tutti noi.
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