Massimo Mucchetti sul Corriere spiega perché la Opel va alla cordata canadese-russo-tedesca: L’entrata a gamba tesa dello Stato nella partita mondiale per Opel.
C'entrano considerazioni geo-politiche e macroeconomiche: la Russia fornisce il prezioso carburante all'economia tedesca, l'orso russo pesa molto di più dello stivale italiano, la socialdemocrazia tedesca (oggi Schroeder) ha sempre avuto un rapporto aperto con il Kremlino. Pesano questioni finanziarie, i quattrini dell'oligarca russo sono molto più disponibili di quelli delle banche partner di Fiat.
Pesa la cultura cogestionale della Germania, in cui il sindacato ha un peso nelle scelte delle grandi aziende (in modo diverso da quello del sindacato italiano ma, alla lunga, più decisivo), che non si concilia con la visione industrial-liberista di Marchionne.
Pesa il fatto che la Fiat contrappone l'intelligenza e la capacità del suo management, la sua visione proiettata in un futuro destabilizzante per tutti i sistemi consolidati, e da questi ritenuta alla fine sovversiva.
Pesa la poca autorevolezza del sistema economico italiano, appensantito dai debiti, ma ancor più dalla sua complessiva immobilità, cui il governo non riesce a dare propulsione, e cui il debito pubblico non può fare più da alibi.
E' già un miracolo che Fiat sia riuscita a proporsi sullo scenario internazionale con questa rilevanza, malgrado tutto ciò
Il declino di uno stile
Se non bastassero altri segnali, il modo con cui è stato esautorato Ancelotti, e trattata la vicenda Maldini sono un segnale di forte deterioramento della capacità di gestire le situazioni. Grave per un uomo d'azienda.
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