La scuola svedese colpisce ancora, almeno il sottoscritto. Annika Bengzton, giornalista, madre di due figli, è un personaggio riuscito. Una donna fragile, dura come un diamante. Ottima professionista, sani principi, lotta per la libertà d'espressione e per tenere unita la sua famiglia. Gran libro.Da leggere in chiave giornalistica e politica.
Due cose mi hanno colpito. La prima, in Svezia un cittadino può richiedere di visionare documenti pubblici, senza che debba identificarsi. Nel libro, Annika richiede di vedere la posta di un ministro. Incredibile, vero?
La seconda: nel libro una potente famiglia dell'editoria cerca di bloccare l'ingresso sul mercato di una TV via cavo americana, facendo pressioni su società cinematografiche indipendenti, per impedire la vendita dei film. La cosa non funziona. Scrive la Marklund: "La Svezia non era una repubblica delle banane. Una sola famiglia non aveva il potere di fare e disfare intralciando la libertà di parola, non aveva modo di stroncare altri media perché minacciavano i suoi interessi economici. Una democrazia non funziona così".
Svezia felix.
Ciao!
bel libro davvero; confesso di averlo comprato in FNAC solo perche' quelli avevano fatto una pila di roba svedese intorno all'ultimo di Larsson, e non me la sentivo di rovinargli i piani marketing :)
E' andato via bene: a me la cosa che colpisce sempre di piu' e' la descrizione dei paesaggi e lo spirito malinconico-depressivo (ma non patologico) che esce dalla Svezia letteraria.
Posted by: mauro_zz | 06/28/2009 at 10:04 AM
Vero, un po' malinconici lo sono; del resto vovere per sei mesi nel crepuscolo non dev'essere il massimo.
Mi piacerebbe molto vedere l'aurora boreale!
Posted by: Asa | 06/28/2009 at 10:33 AM