il 2010 non è un anno felice per Internet: in Francia è passata la legge Hadopi, che consente di "staccare" la rete a chi abbia scaricato illegalmente contenuti (senza l'intervento di un giudice); in Inghilterra il Digital Economy Act, simiole; il Parlamento europeo ha espresso recentemente una posizione su presupposti simili; negli Usa, lo stesso Obama e la sua amministrazione si dicono preoccupati per i pericoli derivanti dall'uso della rete da parte di terroristi, e studiano misure di controllo che violerebbero la privacy.
In questo scenario si inserisce Tim Berners Lee, che interviene criticando le leggi stile Hadopi e ribadendo per la rete gli stessi diritti che valgono nel mondo fisico.
Quello che sorprende è l'incapacità del mondo politico di restare aggiornato sullo sviluppo delle tecnologie e delle loro potenzialità, per cui si prendono provvedimenti che da un lato sono aggirabili da utenti esperti (anche criminali), dall'altro infrangono diritti che sarebbero invece tutelati se ci si limitasse ad applicare alla rete le leggi che funzionano nel mondo fisico. Oltre, ovviamente, a un eccessivo - a volte - entusiasmo nel tutelare interessi economici e modelli di business (musica, video) ampiamente obsoleti nelle condizioni concrete dei modelli d'uso degli utenti
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