I tre quotidiani nazionali tracciano un identikit di un Paese malgovernato, ma incapace di reagire:
Di Scalfari si è detto prima
Sergio Romano sul Corriere: Dal 22 aprile, il giorno della rissa tra Berlusconi e Fini alla direzione del Pdl, il governo appare paralizzato, ripiegato acidamente su se stesso. Fra i costi maggiori di questa interminabile crisi vi sarà l’aumento del ritardo che abbiamo accumulato da quando i nostri amici e concorrenti hanno cominciato a camminare più rapidamente di noi. Vi è infine un altro pericolo di cui i politici dovrebbero essere maggiormente consapevoli. Il Paese non li ama. Se un partito o un leader conta di prevalere sull’avversario conquistando il consenso della maggioranza degli italiani, non si faccia illusioni. Raramente, nella storia dell’Italia repubblicana, i nostri rappresentanti hanno goduto di minore credito.
Barbara Spinelli su la Stampa: Quel che i finiani dicono da settimane è che la battaglia legalitaria cesserebbe, se solo finissero le calunnie contro il Presidente della Camera diffuse da giornali tributari di Palazzo Grazioli (Giornale, Libero). In queste ore le calunnie si sono moltiplicate, con la pubblicazione di un documento pescato nei Caraibi che rivela come la casa di Monaco sia stata acquistata dal cognato di Fini, ed è per questo che i finiani hanno smesso le trattative sullo scudo. Più che una trattativa è un baratto - io ti do il lodo, tu cessi il linciaggio - ma in politica e nei Tg gli eufemismi abbondano: è tregua sulla giustizia, quella di cui si parla.
In realtà il baratto non avrebbe dovuto neppure cominciare. Così accade quando la democrazia funziona, e l’eccezione italiana conferma l’anestesia delle sue classi dirigenti, rese insensibili all’infrazione etica e ai suoi camuffamenti verbali.
Emma Marcegaglia ha detto ieri: «Il governo deve andare avanti, deve governare, ma sappia che tutto il mondo delle imprese e i cittadini stanno esaurendo la pazienza».
Cosa deve accadere ancora? non siamo un Paese adulto, normale.
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