Rampini su Repubblica enumera i temi critici sui quali i dossier del Dipartimento di Stato potrebbero esprimere giudizi sull'Italia. Si tratta degli assi della diplomazia italiana (berlusconiana) del nuovo millennio, i rapporti con la Russia, con la Libia, l'energia, gli affari, anche quelli privati. Con una specificità: Valutazioni sulla tenuta del governo Prodi, o sul dopo-Berlusconi, possono essere imbarazzanti. Ancora di più l'identificazione di "gole profonde" che dal governo passano notizie a Washington, per accreditarsi come futuri interlocutori. Ma i nervosismi italiani stupiscono il Dipartimento di Stato. "In altri casi siamo noi a dover temere le conseguenze, perché le nostre comunicazioni interne vengono diffuse e questo mette a repentaglio il rapporto con altri governi. Per l'Italia sembra vero il contrario, cioè che si senta in gioco la sua credibilità".
Per finire, non mi pare che la scelta di Wikileaks di pubblicare le informazioni di cui è venuta in possesso sia una scelta totalmente condivisibile: pubblicare senza alcun filtro, infischiandosene dellke possibil conseguenze per le persone (anche se incolpevoli), non mi pare un servizio alla trasparenza. Violare il diritto alla privacy di una persona è universalmente considerato scorretto; dovrebbe valere anche per un console o un ambasciatore che comunica con il suo governo.
Altro è fare un lavoro di selezione per gettare luce su episodi oscuri a danno di persone o Paesi. Ma fare questo vuol dire esercitare una scelta, e assumersene le responsabilità.
Noi credevamo
In più di tre ore di filmato MArtone ricostruisce circa 50 anni di lotte risorgimentali per raggiungere l'unità d'Italia. Lo fa attraverso tre storie di giovani meridionali e della loro partecipazione a quelle vicende. Un film generoso, che ha molti meriti: evita la ricostruzione agiografica, seguendo poco i grandi protagonisti, e i grandi episodi (i moti del '48, i mille in Sicilia, ecc.). Attarverso la vita dei protagonisti evidenzia però gli aspetti problematici, la diffidenza tra repubblicanbi e monarchici, i settarismi, i dogmatismi. Ricostruisce cioè un clima che i sussidiari scolastici trascurano, e ci rimandano un ritratto dell'Italia di 150 anni fa i sui connotati si riflettono pesantemente sul presente.
La lettura dei fatti di ieri, però, appare molto influenzata dai fatti e dalle polemiche dell'oggi. Il risultato è che non si capisce bene quali siano le conclusioni dell'autore: un po' rivoluzione incompiuta, un po' sacco del Sud, un po' trasformismo. Occorre poi conoscere (o ricordare) molto bene la storia di quegli anni per orientarsi: della spedizione garibaldina per la liberazione di Roma e gli scontri in Aspromonte con l'esercito italiano (piemontese), non ricordavo quasi nulla, ho dovuto ricorrere a Gabriella per rinfrescare la memoria. L'unico personaggio totalmente positivo (e moderno, verrebbe da dire), è Cristina contessa di Belgiojoso. Un monumento di buon senso e di concretezza politica quando, all'ex amante Angelo, spiega che senza l'educazione del popolo le insurrezioni sono fallimentari.
In ogni caso un film da vedere con una serie di interpretazioni di altissimo livello
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