A Pomigliano firmato l'accordo; la FIOM si oppone e chiama allo sciopero parlando di "fatto gravissimo che cancella i diritti e i contratti". Intellettuali di tutto rispetto, come Rodotà, Rossanda, Tronti parlano di "incubo autoritario".
Di Vico sul Corriere scrive, che di incubo non si tratta, bensì "che un pezzo importante della sinistra italiana fatica maledettamente a fare i conti son la società globale", e a guardare a disuguaglianze sociali ben più pesanti, come il lavoro illegale cinese a Prato, o a disagi diffusi come le partite Iva in mono-committenza, sino al precariato. Gli occhi (e il cuore) puntati sulla grande fabbrica e sull'operaio massa impediscono di vedere disagi ben più generalizzati. E, come è stato detto ormai sino allo sfinimento, la politica del no è perdente. Inoltre, fa notare Di Vico, se siamo al pre-fascismo con la collusione di Cisl e UIl, occorre spiegare perché altre categorie CGIL hanno accettato flessibilità in cambio di lavoro da sempre (parlo di chimici, tessili, siderurgici), anch'essi sono sindacati gialli?