Gabriella mi segnala il post di Michele Boldrin su l'Inkiesta a proposito della riforma del mercato del lavoro. Stimo molto Boldrin e i suoi colleghi di NoisefromAmerica, un luogo di riflessione sui mali della politica economica del nostro Paese. Sono stati tra i primi e non sospetti critici dele Tremontate.
Ma stavolta non mi trovo d'accordo con lui. La sua critica verso la riforma:
Oggi insisto sulle riforme del mercato del lavoro che sono più importanti del 18 ed attorno alle quali tutti tacciono, o quasi. Anzitutto il sistema di contrattazione nazionale, provinciale ed aziendale: esso ha un impatto enormemente maggiore su flussi, produttività e flessibilità salariale. (..) Non si è toccato per nulla il pubblico impiego, ossia il 30% più rigido e protetto del lavoro dipendente, il meno produttivo, il più costoso. Ci si è inventati un nuovo sistema di assicurazione contro la disoccupazione senza preoccuparsi di rifare da cima a capo il collocamento.
e via dicendo. Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/governo-monti-riforma-mercato-del-lavoro#ixzz1qIvarq5w
Ora, a fronte di una "riforma all'acqua di rose", secondo Boldrin, il governo viene dato per quasi-in-crisi. Proporre il decentramento della contrattazione, per la CGIL è come dichiarare la guerra nucleare. (Sul Pubblico Impiego la Fornero ha già preannunciato che interverrà a breve).
Purtroppo ho la sensazione che il governo del Paese sia più complicato che scrivere un trattato di politica economica.
Leggendo l'articolo di Boldrin mi si è affacciato alla mente un episodio per analogia. Dopo l'attentato a Togliatti, lo stesso, rimessosi, apostrofò così Pajetta che aveva occupato la Prefettura di Milano per protestare: Giancarlo, come va la rivoluzione?