Quello di Mira Nair è un bel film, insolito, utile, scomodo.
La ricerca di identità di Changez Khan, immigrato pachistano negli Usa a 18 anni, laurea a Princeton, impiego in una corporate finanziaria di Wall Street, è più di un semplice viaggio in cerca di sè. E' anche discussione sui valori americani, sulle regole dell'economia, sulle ragioni dello sviluppo e del sottosviluppo. Tutte cose che Nair, splendida regista indiana, rende magistralmente e in maniera un po' sbilanciata.
La viat di Changez, come la nostra, viene stravolta dall'11 settembre. Lentamente il sogno di integrazione che il giovane ha coltivato e perseguito con coraggio, ostinazione e adesione piena, si incrina. I limiti del melting pot Usa, accogliente e supportive fino a che c'è totale adesione ai valori tradizionali, ostile, ottuso e arrogante a fronte dell'alterità, lo colpiscono direttamente e fanno vacillare le sue certezze. Le difficoltà di un rapporto sentimentale gli tolgono uteriori legami e avviano un percorso di riscoperta delle proprie radici e di una ricerca di senso, sino alla decisione di tornare in Pakistan e in famiglia.
Qui però la sua ricerca, anche attraverso l'insegnamento universitario, viene vista dalle autorità Usa come una pericolosa adesione al fondamentalismo, e viene letta come approdo al terrorismo.
La bellezza del film sta nel rapporto ambiguo che si crea tra Changez e Lincoln, giornalista e scrittore, in una lunga intervista che ripercorre la vita e le scelte di Changez e ne spiega. gli approdi.
Bellissimo film, dicevo. Sbilanciato, imho, perché descrive il peggio della cultura americana, sino alla arrogante superficialità del suo apparato militare e poliziesco, riducendo tutto a ciò. La scelta del ritorno e dell'insegnamento come attività è facile a fronte dello yuppismo Usa, ma non dice nulla sui percorsi di possibile emancipazione di molti Paesi Terzi.
E' invece importante il messaggio di fondo, che parla di una terra di mezzo - in questo caso la pakistana - che non ama e non accetta i valori occidentali, ma rifiuta al tempo stesso l'assolutezza dei dictat ideologici del fondamentalismo. Rifuita il "di quà o di là" e pratica la tolleranza nella diversità. Importante, anche, il fatto che Changez, ai sui studenti, parlando del suo rifiuto verso l'atteggiamento degli Usa verso il suo Paese, riaffermi di amare comunque l'America e la necessità per il Pakistan di innescare cambiamento e sviluppo per emanciparsi dai legami con la politica americana.
Probabilmente il libro di Mohsin Amid, da cui è tratto il film, riesce a trasmettere meglio la contradditorietà e la tragicità delle pulsioni di Changez.