Due ore di cibo per la mente, ieri sera al Coworking Cowo di Via Ventura. Protagonisti Michele Vianello e Luca De Biase, tema le Smart City, occasione la presentazione del libro di Vianello.
La riflessione si è sviluppata attorno a una visione centrata sul nuovo umanesimo, la voglia di partecipazione delle persone, l'interconnessione come valore sociale ed economico, l'innovazione come motore necessario per lo svecchiamento delle strutture, la necessità di aggregare corpi sociali per sfruttarne l'energia sociale.
Il tema delle città intelligenti viene visto come riprogettazione delle città, riflessione di lunga durata, dice Luca, che si basa sulla replicabilità delle esperienze.
Per rispondere alla complessità urbana occorre ripensare le categorie del '900, riflette Vianello, sapendo che luogo e tempo vengono messi in crisi dalla mobilità e dalle nuove forme del lavoro. Il post fordismo cambia il lavoro, i modi del lavoro, i luoghi; incubatori e spazi di cowork costituiscono il contenitore di nuove relazioni in cui si scambiano le funzioni.
Per quanto riguarda la città, il rifiuto di un approccio techno da parte di Vianello è noto, sono i cittadini i protagonisti del cambiamento, prima di tutto culturale. E gli amministratori, ovviamente, che devono tener conto delle trasformazioni in atto, ed essere in grado di canalizzare e utilizzare le energie sociali. La riprogettazione si deve fare flessibile, sperimentale, non più con i tempi lunghi della programmazione; la governance intelligente va addestrata con interventi pilota, viene da dire omeopatici, ma dirompenti quanto a squadernamento delle procedure.
Una citazione particolare va al tema degli open data: Vianello prende atto del fallimento quasi generale di un approccio che interpreta il tema "open" come trasparenza (gli stipendi, il patrimonio, le ricevute degli amministratori) e propone invece il dato di "pubblica utilità". Un dato, o una serie di dati, che gettano luce su fenomeni sociali (ecologia e sanità i.e.), e consentono di coglierne gli impatti. Ad oggi è solo il privato che valorizza davvero le nostre interazioni social, il pubblico non sembra in grado di valorizzare a sufficienza nemmeno quelli che produce, tantomeno di utilizzare queli prodotti dai citatdini.A questo occorrerebbe aggiungere che occorre sostituire la pubblicazione dei dati con il concetto di "formattazione" per la loro riusabilità.