Sul Guardian di domenica John Naughton ritorna sul tema della gratuità del web - un dato a noi tutti molto caro - e la falsità del concetto stesso. Il web non è gratuito, e la cifra che paghiamo per stare online è ridicola se paragonata all'enorme mole di contenuti cui potenzialmente accediamo.
I servizi li paghiamo, è fatto assodato e arcinoto, con la pubblicità dei nostri comportamenti, delle nostre preferenze, delle idiosincarsie, e non ultimo con il nostro tempo.
Naughton ci ricorda che il prezzo dell'accesso è accettare la sorvegloanza continua, e cita l'esperto di sicurezza Bruce Schneier: "The business model of the internet is surveillance. We build systems that spy on people in exchange for services. Corporations call it marketing."
La frase suona un po' forte, ma rende l'idea. E Naughton ci ricorda che l'affermarsi di questo modello di business non è stato un colpo di mano, una rivoluzzione improvvisa, ma si è fatto largo a piccoli passi.
E ricorda come proprio Ethan Zuckerman, blogger e prestigioso direttore del Center for Civic Media del MIT, generoso e impegnato socialmente, sia all'origine di questo invasivo modello di business. Quando lavorava a Tripod, tra il 1994 e il 1999, alla ricerca di un modo per rendere sostenibile la creazione di contenuti, Zuckerman inventò i pop-up contestualizzati.
"Specifically, we came up with it when a major car company freaked out that they'd bought a banner ad on a page that celebrated anal sex. I wrote the code to launch the window and run an ad in it. I'm sorry. Our intentions were good".
Le vie dell'nferno sono lastricate di buone intezioni.
Niente di tutto questo ha a che fare con l'opposizione a Internet e alla tecnologia. E' solo un monito all'accettazione acritica della stessa e al suo uso inconsapevole, esercizio molto diffuso particolarmente da noi. E' importante avere la consapevolezza del prezzo da pagare: la rinuncia a quote più o meno ampie della propria privacy.
Come antidoto consiglio la lettura di The Circle, visionario e disincantato romanzo di Dave Eggers - non tra i sui migliori. Lo sto leggendo e, da patito della tecnologia, trovo che sia un buon antidoto all'uso acritico del web, e rappresenti un monito per da tener sempre presente, per difendere l'ecosistema della rete, come dovremmo fare per quello reale.