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Il social più professionale cambia faccia

Il social network dei professionisti cambia faccia (la tua), assume un aspetto più marcatamente comunicativo (e un po' glamour), rendendo il profilo dell'utente molto più riconoscibile e accurato. Se vuoi utilizzarlo, fanne richiesta e mettiti in coda qui.

Linkedin è da sempre (2004) il social network più orientato al mondo professionale. Basato sulla teoria del "mondo piccolo" di Stanley Milgram, più nota come "sei gradi di separazione", ha raggiunto i 150 Mni di utenti e si è quotato in borsa. Molto meno popolato di facebook (900 Mni e passa), si basa sulla qualità dei partecipanti e la loro focalizzazione sui temi legati al lavoro e alle professioni.
Nel tempo è migrato da una dimensione individuale a una più da community: ha aggiunto gruppi di discussione e pagine aziendali (recentemente anche queste sono state migliorate nella grafica).
Soprattutto nei gruppi si sviluppano discussioni focalizzate e interessanti anche se, di recente, un certo spamming con segnalazioni di prodotti e servizi ne hanno un po' contaminato il contenuto.
Te lo consiglio se ti stai affacciando al mondo del lavoro, e anche se sei un po' più stagionato è il modo più semplice e rapido di costruirsi relazioni a livello internazionale. 

I profili delle conversazioni

Aman Sharma sistematizza il mondo dei social, individuando con il metodo della piramide di Maslov gli attori e le funzioni. Lo fa con una serie di tweet su Storify

L'impatto dei social media sulla nostra vita

Oggi si apre a Torino la Social Media Week. La Stampa pubblica un articolo di Philippe Aigrain, segnalato da Juan Carlos De Martin su twitter, che riflette sull'importanta dei social media e del loro impatto sul quotidiano. Aigrain è tra i fondatori di La Quadrature du Net, un collettivo per la difesa delle libertà dei cittadini su Internet.
Innanzitutto Agrain distingue i social media (applicazioni e tool social) da Facebook e You tube. Ciò che apprezza è la possibilità che queste applicazioni offrono in termini di self expression alle persone; non apprezza le piattaforme  che tendono a rinchiudere l'utente in uno spazio predefinito, denunciando il pericolo "dovuto alla centralizzazione dei servizi. Facebook ne è il caso più estremo, poiché ambisce a centralizzare non solo gli utenti e i loro dati, ma anche vari tipi di media che sarebbe meglio gestire separatamente. Anzi, nella cultura digitale è essenziale saper usare ciascun social medium per lo scopo per il quale è stato sviluppato". 
A maggior ragione teme le manovre delle Telco contro la net neutrality: Questa neutralità di Internet, sua caratteristica fondamentale, è minacciata quando si accede alla rete tramite dispositivi mobili o specializzati come lettori di e-book e persino quando ci si collega con la normale connessione domestica. Gli operatori telefonici, in particolare i membri dell’ETNO (cioè gli ex monopolisti) stanno cercando di inserire dei provvedimenti nella revisione del trattato dell’ITU (International Telecommunication Union). Se ci riuscissero, non sarebbe altro che un coup d’état privato contro Internet.

 

Social infografica

By Brian Wallace and NowSourcing

47 modi di descrivere facebook

Hubspot ha pubblicato un report sull'utilizzo di facebook, con una vista sull'utenza aziendale; lo puoi scaricare qui. Dei 950 Mni di utenti 223 sono europei; il 53% è femmina; i giorni più adatti al dialogo sono il giovedì e il venerdì. Il resto puoi leggerlo, ed è interessante per il marketing.

La ricchezza del mondo social

Brian Solis aggiorna il Conversation Prism, cioè la scansione delle applicazioni suddivise per finalità che hanno a che fare con il mondo social (Via @pierotaglia). Molto più di facebook e twitter, ciascuno si può ricavare dall'ecosistema gli strumenti per gestire le relazioni con la sua cerchia di interlocutori.

#MeetFS e contromarketing (2)

Questo post è un'ammenda e un tributo pagato al pregiudizio, alla scarsa informazione e alla superficialità, che avevano generato questo giudizio.
Rapidamente i fatti: Trenitalia invita alcuni blogger a una giornata informativa. Come in molti casi simili viene aperto un account Twitter #MeetFS per dare la possibilità di commentare la cosa. Il che succede, putualmente. E, altrettanto puntualmente, in rete si scatena la critica all'iniziativa (dei molti, tra cui il sottoscritto, non invitati), e su twitter l'hashtag diventa ricettacolo di moltissime (sacrosante) critiche dei pendolari sui servizi di FS.
Pre-giudizio: non amo FS, uso poco il treno. Le vacanze le faccio inaereo e in auto, preferibilemnte fuori dall'Italia. Quindi non sono un utente FS, ho colleghi pendolari che mi raccontano di disservizi continui. Ma non sono un utente ferroviario.
Scarsa informazione e superficialità: ho recuprato la notizia dell'iniziativa su G+ da Assodigitale, che riportava la notizia delle polemiche. Non sono andato a cercare i commenti dei blogger alla giornata (qui per tutti quello di Luca Conti), ho recuperato l'hashtag #MeetFS e letto qualche commento. E ho sentenziato: contromarketing. Come dicono i cinesi? lo stolto guarda il dito....
Piero, che è più attento di me all'uso social, nei commenti mi ha avvertito che sbagliavo: Per me è stata un successo (al prossimo pranzo ti spiego il perché). 
Ma non ho dovuto aspettare tanto, perché Emanuele ha scritto un post esemplare: #meetFS. Quando al rete non capisce la rete (leggilo tutto). Mi ha convinto questo passaggio, contraddicendo chi parla di #epicfail e critica FS per una inizitiva marketing andata male: 
Se invece di marketing, di PR e di pura comunicazione si trattasse di un cammino lento, faticoso, complesso, non lineare di  ascolto e reazione? Se Trenitalia fosse veramente interessata a migliorare i propri servizi con l’aiuto della rete (pur dentro gli enormi vincoli economici e politici del caso)? Se avesse consapevolmente sfruttato gli attacchi inevitabili data la reputation fin qui ottenuta per sensibilizzare e smuovere un tessuto organizzativo non certo 2.0?

Per parte mia, porto a casa l'ammonimento a non farmi travogere dalla velocità della rete, e come esorta il mio amico Bruno, a utilizzare la Lentezza. Anche così l'ecosistema può migliorare

Contromarketing e PR

Ieri discutevo con amici, cui stavo dando una mano a immaginare l'utilizzo dei social media a supporto del loro business, e sottolineavo la potenza del passaparola  e la necessità di definire con accuratezza una strategia di approccio ai social media.
Oggi ho inviato loro i riferimenti di questa vicenda, che ha coivolto FS

Ficara Manganelli l'ha segnalato su G+, e io sono andato a recuperare i commenti su Twitter #MeetFS. 

Ora, quello che doveva essere uno spazio di marketing per FS è diventato il ricettacolo di tutto lo scontento della Rete nei confronti della Società. 

Twitter e la diplomazia

L'anno scorso ci fu un intenso dibattito sul ruolo dei social media nella primavera araba. In Iran, due anni fa, e poi in Egitto e in tutto il Medio Oriente. Molta enfasi, mitigata dagli interventi di Morozov, che faceva notare come i social media possono essere utilizzati anche dalle dittature per disinformare.

L'editoriale di Mario Calabresi oggi, su la Stampa, aggiunge riflessioni utili al dibattito. Calabresi intervista Alec Ross, consigliere all'Innovazione di Hillary Clinton, per parlare di e-diplomacy.

La prima affermazione di Ross ribadisce uno dei fondamentali riguardo i SM: «Dobbiamo coinvolgere - sottolinea Ross - la società in maniera più ampia, è cambiata la natura dei nostri interlocutori e se vogliamo mantenere capacità di influenza dobbiamo evolvere, imparare a parlare in modo diverso. Pensiamo all’Egitto: se tu avessi parlato solo con Mubarak, con ministri e generali, non avresti capito niente di quello che stava succedendo, più utile ascoltare la gente. I social media sono un ottimo posto per ascoltare, ancor prima che per parlare, d’altronde abbiamo una sola bocca ma due orecchie...».

Ma la diplomazia ha anche il compito di informare: "l’ambasciatore in Siria Robert Ford (costretto poi a lasciare Damasco) ha messo in rete le sue note in cui raccontava cosa stava succedendo". E occorre distinguere bene la loro funzione: Perché i social media, come ha detto Hillary Clinton, sono «lo spazio pubblico del nuovo secolo», la piazza in cui ci si incontra, capace di amplificare e accelerare i fenomeni. Non però di crearli. Di questo sono convinti al Dipartimento: la Primavera araba non è stata scatenata da facebook o da Twitter ma dal malessere dei popoli, i social media e le tecnologie possono aver incoraggiato la gente a partecipare e di certo hanno diffuso e rilanciato la rabbia della gente ma non hanno fatto la rivoluzione.

E cambiano gli interlocutori. Dice a Calabresi Susan Rice, ambasciatrice all'ONU, che le notizie più importanti non vengono più girate prioritariamente ai media: «Abbiamo scelto Twitter spiega - perché ci consente di raggiungere più fonti e parlare direttamente con le persone, nei nostri termini, e nei nostri tempi, i media tradizionali possono riprendere la notizia direttamente da lì».

Oggi a Torino si tiene il convegno: La diplomazia al tempo di twitter.

 

#SBF12

E' partito stamani il Social Business Forum, quinto evento sui SM organizzato da Open Knowledge. Bella atmosfera, bella introduzione di Scotti & Sica. Hanno letto alcune delle 59 tesi sul social business (come il Cluetrain Manifesto), ed è possibile arricchirle nel corso del Forum, proponendone di nuove.
A me sono piaciute soprattutto queste:

- 17. Oggi abbiamo bisogno di unire, di creare storie e significati comuni, di coinvolgere le sensibilità personali, di trovare l'ingaggio (il coinvolgimento) delle persone. 

- 32. L'innovazione disruptive non avviene eni reparti di R&D: avviene mescolando punti di vista e saperi in connessioni nuove e aperte

- 57. Il servizio al cliente è il nuovo marketing