Recentemente Winton Cerf, Chief Internet Evangelist di Google e uno degli artefici del protocollo IP, ha lanciato un allarme: rischiamo, a seguito dell'innovazione tecnologica, di perdere la memoria.
Vi sarà capitato infatti di recuperare vecchi nastri musicali e non avere più un registratore, o inciampare in un dischetto e non avere più un driver per collegarlo al computer. Per non parlare poi delle versioni del software che non leggono più documenti vecchi, o il vostro primo iPad che non può utilizzare le ultime App.
Il cambio di formati, o l'evoluzione del software, rischiano di cancellare documenti e reperti che fanno parte della nostra vita e ne segnano le scadenze importanti. Importanti per noi, ma soprattutto per i nostri figli e per il futuro. Cancellare pezzi di storia inficia la capacità di prevedere il futuro.
Guido Scorza, su Che Futuro, segnala il tema e riflette sul fatto che tutta la nostra attenzione sia focalizzata sul diritto all'oblio, e che la Corte di Giustizia europea abbia sancito l'obbligo per Google di disindicizzare contenuti che ci riguardino, su nostra richiesta.
Ma il problema maggiore, dice Cerf, è proprio il contrario, recuperare e salvaguardare la memoria del nostro passato: "se avete foto digitali, stampatele", suggerisce.